Nella Pianura lombarda da gennaio a ottobre meno della metà della pioggia del 2021. Pavia tra le province più colpite. Milano come Tripoli: in un anno caduti 348 mm. Laghi al 27% della capacità. A rischio l’agricoltura
Da un anno la pianura padana è drammaticamente assetata. I primi segnali di scarsità di acqua sono iniziati proprio nell’autunno scorso e si sono protratti per tutto il 2022. Da gennaio a ottobre, in particolare, è caduta meno della metà della pioggia del 2021. Secondo i dati delle stazioni meteorologiche della fondazione OMD (Osservatorio Meteo Milano Duomo) a Milano, negli ultimi 12 mesi, sono caduti 348 mm di pioggia. È un valore medio, tra il minimo di 315 mm misurati alla centralina Bocconi e il massimo di 396 a Bovisa, ma in ogni caso si tratta di poco più di un terzo della pioggia che normalmente cade in un anno sul capoluogo lombardo, un valore molto inferiore alla piovosità annuale di città delle sponde meridionali del Mediterraneo come Atene, Rabat o Tunisi, e che eguaglia quello di città che sorgono ai bordi del deserto del Sahara, come Tripoli in Libia.
È andata anche peggio nella bassa pianura, tra il pavese e la provincia di Alessandria, dove secondo i rilevamenti della rete del Centro Meteorologico Lombardo molte località non hanno nemmeno raggiunto i 300 mm di pioggia: dati lontanissimi da quelli tipici di una pianura alluvionale dell’Europa centro-meridionale. Che peraltro non sono molto differenti da quelli di molte località d’oltralpe, in Francia e Spagna, per esempio, che quest’anno hanno vissuto episodi di caldo e assenza di piogge anche più estesi e intensi di quelli della Pianura Padana occidentale.
Il deficit idrico continua ad essere allarmante: nonostante l’autunno abbia riportato le piogge sulla montagna alpina, infatti, ARPA certifica che nei laghi prealpini, dal Maggiore al Garda, manchi ancora oltre la metà della scorta idrica che normalmente si misura in questa stagione: servirà dunque un inverno molto più piovoso e nevoso della media per poter rifornire di acqua i sistemi irrigui della prossima annata agricola. In particolare, secondo i dati diffusi dai gestori dei laghi lombardi, a fronte di una capacità d’invaso pari a 1245 milioni di mc, il riempimento dei grandi laghi è pari solo al 27%, corrispondente a 330 milioni di mc. Normalmente in questa stagione gli stessi laghi sono pieni al 67%, dunque mancano all’appello circa 500 milioni di mc d’acqua, a cui si somma un deficit di altri 200 milioni di mc d’acqua nei bacini idroelettrici montani.
«Rivolgiamo l’appello agli amministratori delle nostre città, così come ai candidati alle prossime elezioni regionali, di mettere la sfida climatica in cima alle priorità delle azioni di governo – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica è tempo di correre, velocizzando le procedure autorizzative, e allo stesso tempo occorre mettere in campo decise misure di adattamento, per tutelare la qualità della vita delle nostre città ma anche per mettere al sicuro le produzioni agricole, che oggi non sono adeguate al nuovo contesto climatico».
L’auspicio è che si tratti di un record climatico e non di una “nuova normalità” con cui fare i conti, ma in ogni caso si tratta di un fortissimo campanello d’allarme: il cambiamento climatico non è più un fenomeno osservabile solo con i sensibilissimi sensori delle stazioni meteo, ma è ormai una realtà che bussa alle nostre porte in modo sempre più preoccupante, causando danni agli ecosistemi, alla salute umana e all’economia.