Nucleare in Lombardia, solo balle atomiche

Legambiente: “Lo strabismo dell’amministrazione lombarda è innegabile. Nessun accenno alla transizione energetica davvero sostenibile e già in atto da parte delle imprese. Serve un programma industriale lombardo altro che balle atomiche”.

Palazzo Lombardia nello smog, febbraio 2023

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Ieri il presidente Fontana si è dichiarato pronto a trovare siti per l’installazione di centrali nucleari. Detto, fatto: la prima disponibilità è stata trovata tra gli amministratori locali fedelissimi al Governo centrale e regionale. Gallarate e Bareggio, presenti!

Si parla di nucleare di quarta generazione e di piccoli reattori (Small Nuclear Reactor) che è bene ricordarlo, sono ancora in fase sperimentale. La fase commerciale, ha precisato l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), e la messa in funzione della nuova generazione nucleare potrebbe avvenire non prima di quindici anni. Per la fusione nucleare invece, non prima del 2050. E questi sono conti fatti su Paesi che dispongono già di una filiera nucleare e di siti nucleari (in Europa gli unici reattori nucleari costruiti nell’ultimo trentennio sono potenziamenti di centrali già esistenti); l’Italia non ha né l’una né gli altri; pertanto, i tempi sarebbero sicuramente molto più lunghi.

“Lo strabismo degli amministratori regionali lombardi è straordinario,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Non si preoccupano di mettere in luce lo straordinario sviluppo della potenza da rinnovabili installata sul territorio lombardo, per rincorrere invece una fonte energetica che, se mai vedesse la luce nel nostro territorio, avverrebbe dopo il ‘fine vita’ utile degli impianti rinnovabili installati e in esercizio già adesso. Non sarebbe più intelligente evitare inutili perdite di tempo e costruire politiche industriali ed energetiche che guardino al futuro e non al secolo scorso? Un monito che ci sentiamo di fare anche verso le rappresentanze imprenditoriali”.

Quello a cui si sta assistendo è un teatrino preoccupante. Occorre invece concentrare gli sforzi per implementare le rinnovabili e i sistemi di accumulo, modernizzare le infrastrutture esistenti, rimettere a lucido l’idroelettrico, ostaggio di concessioni mai rinnovate, riqualificare energeticamente gli edifici per evitare inutili sprechi di energia, puntare sulla riduzione dei consumi energetici nei trasporti oltre che sulla loro elettrificazione.

“Inutile annunciare chimere non in linea con le esigenze urgenti della transizione ecologica. Meglio guardare al futuro intensificando e accelerando ciò che già oggi è realtà,” conclude Meggetto.

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