Milano, si sa, è una centrale globale della rigenerazione urbana, della mobilità sostenibile. Ha dichiarato l’emergenza climatica, ha preso tanta buona stampa europea con le sue ciclabili post-Covid; è la città dove le pratiche di demotorizzazione suggerite da Bloomberg alle amministrazioni di mezzo mondo hanno attecchito prima e meglio. #PiazzeAperte, il programma di urbanistica tattica invidiato da molte città italiane ha appena concluso il suo ciclo, con tanto di lancio del prossimo tema quadriennale: dalle “piazze tattiche” alle “zone scolastiche”, ovvero liberare dalle auto le adiacenze scolastiche del capoluogo lombardo.
I trentotto interventi di urbanistica tattica realizzati nel tessuto urbano meneghino poco però possono nei confronti della vera regina della città: l’automobile, sia essa parcheggiata o in movimento, ovunque presente. Seicentomila quelle dei residenti, fino a ottocentomila quelle che ogni giorno vanno e vengono dalla regione, in un poderoso respiro che da quasi un’auto ogni due milanesi si gonfia fino a oltre un’automobile per persona, neonati e moribondi compresi, ogni giorno. Considerando anche i necessari spazi di manovra fanno tremilacinquecento ettari, un quinto della superfice comunale già densamente occupata. Qualcuno pensa che tutte queste auto siano davvero troppe per la transizione ecologica in atto, ma che importa? L’automobile è velocità, energia, passione!
Perché quindi lasciare che la città si ammali del vero disagio, quello che ogni giorno sottrae parcheggi e spazio per accelerare? L’amministrazione ha prontamente reagito. Alla ridicola mania dell’urbanistica tattica (non importa se da sé stessa promossa) ecco una bella capriola per rispondere con la motoristica tattica: riprendiamo la città tolta ai motori, occupiamola fino nelle sue più prestigiose vie e piazze con automobili, automobili, automobili. Solo in bella mostra, s’intende, e temporaneamente, proprio come una piazza tattica. A motore, stavolta.
È il Milano Monza Open Air Motor Show appena concluso, con la sua vetrina maggiore proprio nel centro pedonale della città, per l’occasione trasformato appunto in un parcheggio. Oltretutto, con su un bello sconto da “saldi”: oltre quattrocentomila euro, che la città ha deciso di non mettersi certo a questuare alle case costruttrici in esposizione. Per così poco! Questo perché l’organizzazione non lucra, quindi è giusto, per “pubblico interesse”, fargli pagare solo centomila euro sui cinquecentomila previsti dalla legge per l’occupazione degli spazi, mentre le case costruttrici – che non fanno certo parte dell’organizzazione – possono esporre i loro marchi, far provare le auto e perfino venderle, in un “autosalone a cielo aperto”!
L’edizione dello scorso anno, portatrice degli stessi “valori”, non è evidentemente bastata ad aprire una riflessione interna all’amministrazione. Almeno sulla contraddizione di predicare bene sulla demotorizzazione di una delle città più punite dall’inquinamento (è ormai chiaro come anche le auto elettriche, sempre più grandi oltretutto, inquinino direttamente in strada) e da una scarsa sicurezza stradale (a Milano circa cento morti l’anno, tredicimila feriti) e razzolando poi malissimo, patrocinando un evento smaccatamente pro-automobile. Almeno, per salvare la faccia, aver fatto pagare sia gli organizzatori, sia chi per loro ha riempito Milano di brand commerciali! A chiunque altro, una casa di moda, una di elettrodomestici, non sarebbe stato presentato il conto pieno?
Di ironia su questo cataclisma di immagine per la città ce ne sarebbe da fare ancora, se non diventasse cattivo gusto. Il punto è infatti che la delibera di Giunta che ha concesso la città al MiMo è sottoscritta dalla neonata direzione “Lavoro, Giovani e Sport” e dall’assessorato “Sport, Turismo e Politiche Giovanili”. Sì, perché è proprio ai giovani che questa perlomeno discutibile manifestazione dovrebbe rivelarsi in tutto il suo contenuto edificante e soprattutto sostenibile. Come se i giovani (maschi) dell’era dell’emergenza climatica volessero ancora giocare con le macchinine, come sembrano continuare a fare gli attempati organizzatori della manifestazione, rimasti se va bene al Futurismo.
Cruciale anche il periodo, come ha spiegato l’Assessora Martina Riva: “Abbiamo scelto il primo weekend dopo la chiusura delle scuole proprio perché possa essere un momento di condivisione familiare con tanti giovani, che sono quelli che abbiamo bisogno di introdurre al mondo dell’innovazione automobilistica proprio nell’ottica di costruire un mondo sempre più sostenibile.”
Prendiamoli da piccoli: è la motoristica tattica. Adesso dovremo però anche spiegargli perché davanti alle scuole non si respira, o si rischia di essere investiti. In modo sostenibile, certo.