Legambiente: “Ennesima aggressione all’ambiente a fronte di un dubbio effetto sull’economia di quei distretti, la crisi climatica si vince creando innovazione, non insistendo su logiche superate dai fatti”.
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Nonostante sia vecchia di almeno quarant’anni, ripresa e poi nuovamente abbandonata anche venticinque anni fa, l’idea di riprogettare il comprensorio sciistico di Colere (Val di Scalve, BG), compreso un eventuale tunnel da scavare per ‘connettere’ Lizzola (fraz. del Comune di Valbondione, alta Val Seriana, BG), a sua volta interessata da importanti opere, non smette di attrarre gli investitori. La ricetta è sempre la stessa: anche se di neve ce n’è sempre meno, basta spararla e far girare nuovi impianti, sperando che vada tutto bene.
È di questo che si parlerà oggi al Rifugio Chalet Plan del Sole di Colere, dove sarà presentato il raddoppio delle piste da sci fino a 50 Km. nel comparto Colere Infinite Mountain, a cura di RSI, la società che può intanto fregiarsi della Bandiera Nera 2024 di Legambiente. Peccato che la montagna non sia ‘infinita’ come vorrebbe il titolo dell’operazione, bensì costretta ad arretrare in virtù di un’immagine da boom economico, ormai poco credibile.
L’area in questione è zona di conservazione speciale (ZSC) individuata già nel 2003 e designata nel 2014, nonché sito di interesse comunitario (SIC) val Sedornia – Valzurio – Pizzo della Presolana (IT2060005, il più grande della Lombardia), facente parte delle nove zone designate come tali dal Parco Regionale delle Orobie Bergamasche. Le caratteristiche naturalistiche e di biodiversità, ben segnalate nella scheda della Provincia di Bergamo, sono note da tempo, e hanno già portato alla bocciatura di un analogo piano di sviluppo sciistico: era il lontano 2008. Un progetto davvero ‘infinito’, che sembra creare più dubbi che soluzioni, rischiando di rompere un delicato equilibrio territoriale per una stagionalità fin troppo ridotta.
“Siamo di fronte a un’ennesima svista degli investitori, che invece di competere con altri distretti su un terreno ormai sempre più scivoloso dovrebbero innovare, indicando ai loro territori scenari più stabili per le nuove generazioni,” commenta Elena Ferrario, vicepresidente Legambiente Lombardia. “Non ci si adatta alla crisi climatica aggredendo l’ambiente montano con logiche superate, ma facendo proposte basate su una nuova dimensione economica che abbia la natura al centro degli investimenti e che sia in grado di creare occupazione stabile e radicamento nell’economia della valle. Chiediamo agli amministratori locali di valutare bene l’opportunità delle proposte di sviluppo territoriale.”