di Federico Del Prete*
Domenica 18 agosto 2024, barriera di Milano Sud sulla A1, ore 22:30. Il traffico scorre come sempre, ma lungo una delle corsie di accelerazione un mezzo di soccorso è fermo con i lampeggianti accesi. È il veicolo di servizio di Mura Car, azienda di Pieve Fissiraga (LO), condotto dal titolare Michael Mura.
Mura non ha creduto ai suoi occhi quando ha visto tre persone splendere nel buio grazie ai loro gilet ad alta visibilità, mentre in bicicletta percorrevano contromano un pericoloso tratto di strada interdetto al traffico ciclistico come può essere una sede autostradale. Si è fermato e li ha convinti a riprendere il senso di marcia corretto, scortandoli e segnalando l’accaduto alla Polstrada di Lodi. La notizia è stata poi ripresa, poco per la verità, dalla stampa.
Secondo una delle poche ricostruzioni, si sarebbe trattato di improvvidi cicloturisti. Un’altra fonte ha messo l’accento sul salvataggio da parte di Mura, scatenando commenti increduli quanto sarcastici da parte dei lettori, mentre un terzo articolo ha inquadrato in modo più attendibile la vicenda, così come confermata dallo stesso Michael Mura, raggiunto al telefono da Legambiente.
Come si può vedere nel video girato dal soccorritore mentre li scortava, i “tre ciclisti” non sembravano affatto cicloturisti, essendo piuttosto tre lavoratori che cercavano di raggiungere uno dei tanti magazzini di logistica sorti come funghi – sarebbe meglio dire: allargati come una macchia d’olio – nella Lombardia della logistica selvaggia. Abbandonati alle indicazioni del telefono nel buio dedalo di itinerari della campagna lodigiana, i tre uomini si sono presto trovati in difficoltà, scoprendo infine di aver imboccato per errore l’autostrada. Da qui la decisione di invertire il senso di marcia, rischiando ancora più grosso.
Commentando la recente legge regionale sulla logistica, Legambiente Lombardia e INU avevano previsto i possibili disagi per i lavoratori coinvolti in questo vero e proprio arrembaggio al territorio: l’assenza di servizi essenziali, dal trasporto collettivo all’housing, dai servizi sociali a quelli di formazione, con altrettanto prevedibili effetti non solo sul benessere e sulla sicurezza delle persone, ma anche sulla loro integrazione.
Da una parte quindi i termini di un nuovo sviluppo economico, sicuramente benvenuto; dall’altra, un totale abbandono della componente più importante, quella umana, letteralmente fuori strada, contromano, come in questo caso. Un controsenso tanto più evidente quanto potrebbe invece risultare una via maestra, se solo fossero rispettati criteri perlomeno di buon senso nello sviluppo di un settore che non conosce pause di riflessione, anche per l’assenza di una politica industriale da parte di chi dovrebbe garantirla.
Altri lavoratori in itinere saranno fortunati come questi qui? Quanto dovremo aspettare prima di vedere un finale diverso?
*Responsabile mobilità e spazio pubblico, Legambiente Lombardia