Regione Lombardia deve ridefinire i criteri di progettazione del tratto di completamento proposto in falesia e al contempo sciogliere la congestione da traffico o motorizzato sulla Gardesana
Legambiente: “La Ciclovia del Garda può e deve diventare una importante occasione di ripensamento sulla mobilità, non solo innovazione infrastrutturale e attrattività turistica. Si usino soluzioni progettuali più leggere ed efficienti.”
È dalla scorsa estate che la Ciclovia del Garda, la grande infrastruttura ciclabile prevista dal Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche (SNCT, 2018), appare come il nervo scoperto di un territorio, in un modo che sembra andare ormai oltre il dibattito sul suo completamento.
I comitati difendono non solo l’integrità del paesaggio, minacciato dalla invasività dell’infrastruttura nel tratto in falesia – le ormai celebri ‘mensole’ a sbalzo sulla roccia – ma più in generale sottolineando il consumo di suolo e l’eccessivo costo della realizzazione. In ambito lombardo pesa poi sul dibattito anche il rischio idrogeologico, confermato dalle frane degli ultimi mesi, mentre è sotto gli occhi di chiunque una congestione veicolare crescente, causata, tra l’altro, anche da un fenomeno di sovraffollamento turistico.
Al di là delle criticità, sarebbe però meglio evitare di buttare via il bambino con l’acqua sporca: in uno scenario dalla mobilità estremamente congestionata, non è immaginabile escludere in modo irriflessivo un’alternativa come quella rappresentata dalla mobilità ciclistica, non solo ricreativamente intesa, ma ad esempio anche come logistica di prossimità, oltre alle ulteriori soluzioni rappresentate dal trasporto collettivo e dalla navigazione, oggi poco sviluppate.
Ci si chiede se in nome della bicicletta si possa sfregiare il paesaggio. Il paradosso di questo dibattito è che, almeno nel tratto lombardo, non esiste nessun progetto esecutivo che preveda la tanto deprecata soluzione in falesia, proprio perché le criticità sono così tante che la Regione Lombardia, interpellata a riguardo da Legambiente, sta ripensando le strategie progettuali. Le soluzioni già previste in sede di revisione del PFTE e attualmente allo studio sarebbero, oltre alla discutibile e infatti discussa intermodalità lacuale, il passaggio in carreggiata.
La ciclabilità sul Garda non aspetta però certo la realizzazione della Ciclovia. Dove passano oggi i cittadini in bicicletta, siano turisti, escursionisti, sportivi, diportisti, lavoratori, perfino famiglie con bambini? La risposta è sotto gli occhi di tutti: sulla Gardesana Occidentale (SS45 bis), condivisa quindi con i veicoli a motore.
“Per la realizzazione della Ciclovia del Garda si consideri il passaggio in carreggiata dei cittadini in bicicletta, una soluzione possibile solo con un radicale ripensamento della mobilità del territorio, non più rimandabile,” afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “La condivisione della carreggiata è già un fatto, bisogna pensare a una maggiore sicurezza dell’esistente se vogliamo intravedere un futuro per l’opera in questione e più in generale per quella parte del bresciano. Regione Lombardia non deve soltanto ripensare le soluzioni progettuali della ciclovia, ma mettere finalmente mano alle strategie di scala, potenziando il trasporto collettivo su gomma e via acqua aggiungendo frequenza e orari delle corse con mezzi adeguati, e al contempo riducendo la motorizzazione individuale. Altrimenti, la ciclovia continuerà ad essere oggetto di grandi discussioni senza affrontare il nodo centrale di una mobilità insostenibile.”
A livello normativo molte soluzioni sono possibili, per salvaguardare il senso di un percorso in continuità, senza salti di pendenza, deviazioni o interruzioni, qualità decisive per il suo successo anche economico. Questo perché separare le biciclette dai veicoli a motore non solo non è sempre necessario, ma è anche difficilmente realizzabile in ogni caso, a meno di non mettere in conto deviazioni inopportune e spese esorbitanti per opere impattanti. A questo proposito, preoccupa la volontà del governo nazionale di andare contro le infrastrutture in segnaletica e la moderazione della velocità, come pare avverrà con la legge delega per la riforma del Codice della Strada di prossima approvazione, esplicitamente rivolta contro la mobilità attiva e la ciclabilità in particolare.
“Il Garda non merita di essere terreno di contrapposizione tra ciclabilità e integrità del paesaggio, quando in fatto di mobilità i problemi sono ben altri,” commenta Federico Del Prete, responsabile mobilità e spazio pubblico Legambiente Lombardia. “L’aria di rivalsa ideologica contro una ciclabilità diffusa colpisce opportunità che non possono non essere colte da territori come la sponda bresciana del Garda. Serve una maggiore determinazione da parte di Regione nel chiudere una partita sospesa ormai da troppo tempo, evitando spese e progettualità inopportune o, peggio, la mancata realizzazione dell’infrastruttura.”