Servono altre valorizzazioni del territorio, che promuovano una qualità della vita diversa e rispondano alle emergenze sociali.
I circoli milanesi: “Nessun condono per operazioni speculative che non risolvono né i problemi dello spazio pubblico né quelli dell’abitare”
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La Camera dei Deputati ha votato un provvedimento che offre una ‘interpretazione autentica’ della legge urbanistica del 1942, ma senza troppo definire gli “ambiti edificati e urbanizzati” dove, ad esempio, poter di fatto sostituire a un edificio preesistente un altro del tutto nuovo, anche con caratteristiche e volumetria completamente diversi.
Il tutto, autorizzando una semplice ristrutturazione edilizia, con oneri molto più favorevoli al costruttore di un’autorizzazione preventiva, che tenga conto di tutti gli aspetti di pianificazione esistenti. Insomma, un “condono” ambrosiano che attraverserà però tutta l’Italia.
Tutto ciò nasce infatti a Milano: sono oltre centocinquanta le realizzazioni immobiliari che la procura meneghina ha in osservazione, avendo inoltre provocato la chiusura degli uffici comunali a nuove richieste.
I circoli milanesi si uniscono alla mobilitazione contro il cosiddetto “Decreto Salva Milano” per chiedere che in città le pratiche urbanistiche siano invece inserite in processi trasparenti di pianificazione. L’indubbia attrattiva immobiliare del capoluogo lombardo non deve trasformare la città in un discount di rendite immobiliari acquisite a basso costo.
Milano ha davanti a sé grandi sfide di trasformazione per far fronte sia ad emergenze sociali, sia alla crisi climatica. Tutti obiettivi che richiedono non solo di smettere di consumare suolo (cosa che Milano, più o meno, sta già facendo), ma di liberare superfici verdi e permeabili, e anche di ripensare il paesaggio urbano in una chiave più inclusiva che escludente.
“Il decreto salva Milano è una seria ipoteca sull’interesse pubblico, perché tende a ridefinirne i contorni in ambito politico piuttosto che in linea con i valori costituzionali,” commentano i circoli di Legambiente della città di Milano. “Basta svendere diritti edificatori, privandosi così delle fonti di entrata che ovunque, in qualsiasi altra grande città europea, permettono di sviluppare grandi piani di investimento pubblico.”