Centinaia di cittadini in bicicletta attraverseranno come ogni anno le provincie di Milano Varese e Novara per convergere nel Parco del Ticino, arrivo alla Colonia Fluviale di Turbigo
Legambiente: “La bicicletta, veicolo di pace, ricorda ogni giorno la necessità di ridurre la domanda di combustibili fossili, tra le maggiori cause di conflitti armati e di disastri ambientali.”
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La grande manifestazione civile lombarda, sicuramente la pedalata più importante della regione, compie quarant’anni. Nata dai comitati per la pace che si opponevano alla installazione in Italia dei missili a testata nucleare Cruise e dai primi circoli di una Legambiente appena fondata, Bicipace rinnova anche quest’anno la tutela e la difesa della Pace, della Giustizia, della Solidarietà e dell’Ambiente.
Oltre cinquanta comuni coinvolti lungo diversi itinerari testimonieranno sia il presidio ai temi propri della manifestazione sia la necessità di una mobilità diversa, più sostenibile ma anche più efficiente. L’arrivo alla Colonia Fluviale di Turbigo (MI) attiverà il programma degli approfondimenti e delle mostre, non senza musica, mercati, animazione e buon cibo di fronte alle acque del Ticino.
“Quando abbiamo iniziato sognavamo che dopo quarant’anni ci saremmo trovati in un mondo migliore; purtroppo, la tutela della pace e del disarmo è diventata sempre più difficile e sembra non interessare i potenti della terra,” commenta Flavio Castiglioni, coordinatore di Bicipace. “Sul versante ambientale, stiamo continuamente cementificando il territorio costruendo capannoni, nuovi ipermercati, parcheggi, nuove infrastrutture stradali, ampliando il sedime aeroportuale facendo leggi per superare i pareri negativi del Ministero dell’Ambiente, quasi tutto su terreni agricoli o boscati, tutto questo nascondendoci dietro parole come ‘Sviluppo Sostenibile’. Ancora oggi fatichiamo a riprogettare le nostre città per le persone, promuovendo la pedonalità e una mobilità ciclistica diffusa: siamo ancora troppo legati all’uso indiscriminato dell’automobile privata.”.
Le leggi italiane impediscono di esportare armi in paesi belligeranti ma, a differenza di quanto affermato dal governo, si continuano a rifornire gli eserciti. Secondo il report Economia a Mano Armata di Sbilanciamoci (2024) la Lombardia è in prima fila con le aziende produttrici di armi in questo tipo di fornitura. Tra Lecco e Brescia si producono armi leggere e proiettili mentre in provincia di Varese aerei, in massima parte esportati versi Israele. Lo stesso studio evidenzia che nel decennio 2013 – 2023 l’Italia ha aumentato del 26% le spese militari!
Lo studio continua illustrando che, sempre in Italia, “…una spesa di 1000 milioni di euro per l’acquisto di armi genera un aumento della produzione interna di 741 milioni di euro e 3.000 posti di lavoro. Gli stessi 1000 milioni di euro investiti in ambiente, salute e istruzione genererebbero un aumento di produzione di 1900 milioni e ben 10.000 posti di lavoro nei servizi ambientali o di 14.000 nell’istruzione”.
Bicipace evidenzia un rischio molto concreto, ovvero che questa situazione riesca ad inserire nelle nostre menti qualcosa di più duraturo e pervasivo di un conflitto, cioè la capacità umana di convivere con le atrocità, di farci pace, perfino di trarne un beneficio.