Direttiva UE sulla qualità dell’aria: con il voto al Parlamento Europeo si apre una nuova stagione di sfide per la lotta agli inquinanti che minacciano la salute umana

Le emissioni di ammoniaca in Lombardia (2019). Fonte: INEMAR

Con il voto di ieri a Bruxelles il Parlamento Europeo ha confermato l’impegno a raggiungere obiettivi di qualità dell’aria allineati alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con una tappa intermedia al 2030 e un traguardo finale al 2035, tutti i cittadini europei dovranno respirare un’aria conforme ai criteri di qualità che, secondo l’OMS, minimizzano gli effetti sulla salute respiratoria e cardiocircolatoria delle sostanze inquinanti aerodisperse.

Resta una scappatoia per le regioni con vincoli orografici, come quelle della Pianura Padana. In contesti di questo tipo gli Stati Membri potranno ottenere una deroga di cinque anni una tantum, ma dovranno comunque dotarsi di un piano serrato di azioni per ridurre le concentrazioni atmosferiche dei diversi inquinanti. Il risultato della votazione di ieri dovrà essere perfezionato dal negoziato con il Consiglio Europeo, da chiudere entro il termine di legislatura.

“La maggioranza dei parlamentari europei non ha accolto le istanze di flessibilità portate a Bruxelles dai rappresentanti di Regione Lombardia”, commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “È un risultato importante e per nulla scontato fino a ieri, che tutela decine di milioni di cittadini europei la cui salute continua ad essere minacciata da una mediocre qualità dell’aria: sono infatti oltre trecentomila le morti annuali correlate all’inquinamento atmosferico in Europa, con un quinto di queste a carico del territorio italiano, specialmente al Nord.”

Per la Lombardia e le altre regioni del bacino padano, anche in caso di richiesta di deroga, il traguardo dell’aria pulita richiederà impegno e investimenti maggiori, viste le peggiori condizioni di partenza. È però un’occasione di sviluppo e innovazione, con riflessi importanti anche sulla mitigazione della crisi climatica.

Le trasformazioni dovranno riguardare in primo luogo la mobilità delle persone e delle merci, che resta la principale fonte di emissione di ossidi di azoto e di precursori dell’ozono: occorrerà sviluppare nuovi concetti di mobilità, urbana ed extraurbana, moltiplicando il ricorso al trasporto collettivo e una ciclabilità diffusa, oltre ad accelerare la transizione verso la mobilità elettrica anche per i veicoli di trasporto merci. Non meno impegnativa sarà la sfida sul versante delle produzioni agrozootecniche, da cui deriva la quota preponderante di precursori delle polveri sottili, che dovranno essere diversificate riducendo fortemente la densità di animali negli allevamenti e l’impiego di fertilizzanti.

“Sono sfide molto impegnative che devono essere raccolte quanto prima, se non vorremo trovarci di nuovo, al termine di questo difficile percorso, nella spiacevole situazione di essere la regione più inquinata d’Europa, per esserci sottratti alle nostre responsabilità” conclude Barbara Meggetto.

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