Diciamo basta all’emergenza infinita delle piene del Seveso, occorre completare il sistema dei bacini di laminazione con la vasca di Varedo, bonificando i terreni dell’Ex-SNIA.

Legambiente: “Ritardi inaccettabili, le necessarie bonifiche sono un valore aggiunto prima che un costo.”

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Le prossime ore saranno un nuovo importante test per le vasche di laminazione di Milano nel Parco Nord, che – dopo aver contenuto la piena del Seveso per diverse ore – non hanno alla fine potuto evitare l’esondazione a Niguarda, a causa delle continue precipitazioni nel territorio della Brianza comasca.

Poteva andare molto peggio; per cui possiamo dire che le vasche di laminazione del Parco Nord ieri hanno gestito nel modo migliore il test più difficile. È però altrettanto chiaro che, di fronte a un continuo aggravamento del quadro climatico e del rischio connesso, i 250.000 metri cubi di capacità delle vasche di Milano sono un presidio di sicurezza insufficiente. Nelle prossime 24 ore sono previste precipitazioni che potrebbero portare da 30 a 40 mm di nuova pioggia sul territorio del bacino del Seveso, già saturo d’acqua: l’onda di piena potrebbe arrivare a Milano incontrando il bacino non ancora del tutto svuotato, e quindi con limitata capacità di accumulo. 

Per scrivere la parola fine alla continua emergenza delle alluvioni del Seveso è urgente accelerare sull’opera più importante dell’intero sistema di laminazione delle acque lungo l’asta del Seveso: la vasca di Varedo. La sua capacità, prevista in ben 2,2 milioni di metri cubi, è l’unica garanzia di poter fronteggiare eventi alluvionali anche più intensi e prolungati di quelli che si stanno verificando in questi giorni. I costi dell’opera sono significativi, a causa degli importanti interventi di bonifica dovuti al terreno contaminato dallo stabilimento ex-SNIA.

Si tratta di un investimento ormai improcrastinabile e insostituibile, in considerazione del fatto che lungo il corso del Seveso, nei venti chilometri che il torrente percorre tra provincia di Monza-Brianza e città Metropolitana, non ci sono più aree libere in grado di accogliere altre opere idrauliche. Si è costruito ovunque, aumentando il rischio idraulico lungo l’intera asta torrentizia, e ora non c’è più modo di porre rimedio, se non realizzando quelle vasche.

“Presidente Fontana, non sono accettabili ulteriori ritardi. Le vasche di Varedo sono una assoluta priorità per la sicurezza del territorio,” sollecita Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “È ora di scrivere la parola fine a troppi anni di dubbi e tentennamenti che hanno fin qui impedito l’avvio dei cantieri. Le opere realizzate lungo il corso del Seveso, da Milano alla Brianza Comasca, sono preziose per la gestione delle piene, ma il bacino di contenimento di Varedo è quello più strategico, oltre a essere l’unico in grado di assicurare il funzionamento del sistema nelle condizioni meteoclimatiche più estreme.”

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