Legambiente: “Il Parco Agricolo Sud Milano non è in vendita”
Un’area del Parco Agricolo Sud Milano, nel quale è compreso il comune di Carpiano, potrebbe perdere la sua specificità paesaggistica (protetta) e la sua produttività agricola per ospitare un altro parco, ma di capannoni industriali. Una superficie grande come sessanta campi da calcio ‘liberata’ per permettere il transito di mezzi pesanti e lo stoccaggio delle merci, nella regione a più alto consumo di suolo della nazione, la Lombardia.
La fragilità della Città Metropolitana di Milano, in capo alla quale è la gestione del Parco Agricolo Sud Milano, autorizza evidentemente a tentare più o meno qualunque cosa: il cambio di governance tra CMM e Regione Lombardia, già definito dalla nuova disciplina e in via di completamento, non ha infatti impedito agli operatori immobiliari di fare proposte temerarie ai piccoli comuni, con i quali è più facile negoziare da posizioni di forza.
Da un accesso agli atti chiesto da Legambiente Lombardia emerge l’ennesima minaccia alle aree protette. A Carpiano, un piccolo centro al confine Sud della Città Metropolitana di Milano, la AKNO Group, multinazionale dell’immobiliare che “opera nel settore del mercato immobiliare ed edilizio imponendosi oggi come leader nella realizzazione e gestione di progetti industriali e logistici a livello globale”, ha ufficializzato la richiesta di sviluppare un nuovo parco logistico su un’area agricola di 645.000 mq, di cui 208.000 coperti da capannoni, da adibire a “ricezione, stoccaggio, assemblaggio e spedizioni” di merci, e il resto da piazzali, opere stradali e parcheggi con relative aiuole.
Per convincere i diversi enti pubblici coinvolti ad eliminare i vincoli esistenti sul territorio del parco regionale, l’operatore è inoltre disposto a versare, oltre ai normali oneri urbanistici, la cifra di 15 milioni di euro. Si tratta di cifre da capogiro in rapporto ai bilanci degli enti locali: 4 milioni al Comune di Carpiano, 3 milioni ai Comuni confinanti e ben 5 milioni di euro all’ente Parco Sud (il cui bilancio annuale non arriva a un milione e mezzo!). E poi altri 3 milioni per ampliare la viabilità locale, visto il carico di congestione che una nuova logistica comporterebbe nell’area. Peccato che i terreni da sigillare con asfalto e edificazione NON siano fabbricabili. In buona sostanza, l’operatore sta chiedendo, neanche troppo velatamente, di poter sviluppare il proprio parco logistico al di fuori sia del piano urbanistico comunale, sia del piano del Parco Agricolo Sud Milano.
“Il Parco Agricolo Sud Milano non è in vendita,” afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Vorremmo fosse questa la risposta di tutti gli enti locali alle cui porte bussano gli operatori immobiliari della logistica industriale. I sindaci non devono essere lasciati soli a fronteggiare simili controparti: non ha senso gestire per oltre trenta anni un’area protetta per poi consegnare i suoi campi al primo immobiliarista che passa. Dovrebbe essere la stessa Regione Lombardia, che recentemente ha approvato per legge la modifica della governance del parco, ad usare i suoi poteri non solo per aumentare la sua influenza sull’ente gestore, ma anche per fissare paletti chiari nei confronti di un settore logistico che, oltre a consumare suolo, si porta dietro grandi aumenti di traffico pesante e di conseguente inquinamento”.