Con l’azione legale abbiamo dato voce al territorio. Terremo alta l’attenzione su Malpensa per evitare che si realizzino opere inutili e impattanti
Via libera al collegamento ferroviario con il T2 Gallarate-Malpensa. Lo ha deciso il TAR Lombardia, sezione di Milano, con la sentenza del 19 giugno con cui ha respinto il ricorso messo in campo da Legambiente Lombardia e dal circolo Legambiente di Gallarate. Con questa decisione, il Giudice Amministrativo ribadisce la posizione espressa nella pronuncia che, mesi fa, aveva bocciato i ricorsi di Comuni di Casorate Sempione e Cardano al Campo.
«Con le nostre azioni e la nostra legittimazione abbiamo dato voce al territorio con una battaglia lunga e difficile e che non si esaurisce certo sul piano giudiziario – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Ciò che emerge chiaro e netto da questo lungo periodo è che non si possono più concepire infrastrutture se non vi sono prima chiare e nette indicazioni per compensare il danno ambientale che inevitabilmente ne deriva. La nostra tenacia, ancorché non ricompensata da un esito positivo del percorso legale, ci fa guardare con maggior attenzione tutto ciò che si muove attorno a Malpensa, dal Masteplan alla costruzione di una ferrovia che ancora non sappiamo se davvero servirà a qualcuno. Quello portato avanti dalla nostra associazione era l’ultimo dei ricorsi ancora in svolgimento per cercare di contrastare un’infrastruttura impattante per il territorio la cui procedura raffazzonata e frammentata ha di fatto reso complicato seguire l’iter burocratico. Divide et impera, a quanto pare vale anche per le procedure di VIA. Sconcerta vedere come la Regione “stiracchi” le norme, sacrificando l’ambiente sull’altare degli interessi economici. Agiremo, con tutti i mezzi a nostra disposizione, per ribadire il principio affermato dagli artt. 9 e 41 della Costituzione: lo sviluppo deve avvenire nel rispetto dell’ambiente, della biodiversità e nell’interesse delle generazioni future. Continueremo a fare la nostra parte per evitare che a pagare i costi dello sviluppo “non sostenibile” sia sempre il territorio» conclude Legambiente.