Nella bassa bresciana invece mancano del tutto le stazioni di misura degli inquinanti
“Occorre invertire la crescita degli allevamenti intensivi: serve un ‘indice di pressione’ anche per stalle e biogas!”
Milano, 19 gennaio 2022 – Da oggi, e nonostante la ventilazione che sta temporaneamente disperdendo gli inquinanti, sono attivate le misure antismog nelle province lombarde di Mantova e di Pavia. Misure che fanno seguito a quelle già attive nelle province di Milano, Monza e Cremona, province che hanno trascorso fino a nove giorni consecutivi con polveri sottili a livelli superiori a tutte le soglie ammesse. Nessuna misura attivata nella sola pianura bresciana, dove non è dato conoscere la situazione della qualità dell’aria dal momento che non c’è una sola centralina per la misurazione delle polveri sottili in tutta la ‘bassa’ tra Oglio e Mincio, nel vastissimo territorio, a sud di Brescia e fino all’Oltrepò Mantovano, in cui si concentra una grossa fetta dell’allevamento lombardo. E questo sebbene sia ormai chiarissimo che nella pianura lombarda le emissioni di origine zootecnica sono la causa di oltre il 50% delle polveri inquinanti.
‘La Lombardia non può continuara ad intensificare i propri allevamenti, che già costituiscono una delle massime densità di animali in Europa – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – occorre che le politiche agricole regionali premino le differenziazioni produttive che vanno nella direzione della riduzione del numero di capi allevati, evitando di assecondare la proliferazione di stalle e di impianti per biogas. La situazione ambientale e sanitaria è grave al punto che ormai occorre anche per le attività zootecniche stabilire un indice di pressione, come quello previsto per altre attività problematiche, ovvero un limite territoriale da non superare’.
Il riferimento è anche al recente caso del comune di Chiari, dove sono già attivi ben 4 impianti di biogas per il trattamento di liquami zootecnici ed è in corso l’istruttoria per autorizzarne altri 3. “In presenza di un numero di animali allevati che eccede largamente la stessa possibilità di utilizzare come fertilizzanti gli effluenti di stalle e digestori, anche gli impianti concepiti per migliorare la gestione di reflui d’allevamento diventano un problema, in quanto essi stessi sono fonti di emissioni, specie in caso di malfunzionamenti, purtroppo frequenti. Occorre un grande sforzo per riportare le eccellenze produttive dell’agricoltura lombarda entro un alveo di ragionevole sostenibilità ambientale, per mettersi in regola rispetto alle infrazioni comunitarie ma anche per tutelare ambiente, salute e qualità della vita delle comunità di agricoltori e residenti. Non ci sono alternative praticabili alla necessaria riduzione degli allevamenti intensivi.”