Una imponente ‘lista della spesa’ di infrastrutture stradali, poco il trasporto collettivo nonostante le attuali criticità. ‘Arriva’ la ciclabilità con la solita contrapposizione tra uso quotidiano e ricreativo
Depositate le osservazioni dei portatori di interesse sull’aggiornamento di questo importante documento programmatico, entro il 2025 l’approvazione in aula
Legambiente: “PRMT con molto asfalto e poca innovazione, obiettivi da rivedere e strategie da reimpostare”
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Dopo il forum pubblico di chiusura, convocato a ridosso della pausa di fine anno, si è conclusa sabato 18 gennaio la fase di acquisizione dei pareri, dei contributi e delle osservazioni alla Proposta di aggiornamento del Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti (PRMT) di Regione Lombardia, dopo l’ultima redazione del 2016. Insieme al Programma Regionale della Mobilità Ciclistica (PRMC) questo aggiornamento costituirà la linea guida delle realizzazioni entro il 2032 in materia di mobilità delle persone e delle merci, con importanti riflessi sulla vita della comunità regionale, sia sociale sia amministrativa.
Lo scenario della mobilità lombarda è un riflesso di quello nazionale: elevata motorizzazione sia individuale sia commerciale, investimenti insufficienti nel trasporto collettivo rispetto a quelli per le infrastrutture viabilistiche, congestione, inquinamento, minaccia all’integrità e alla connessione delle aree protette. In Lombardia l’utilizzo dell’automobile privata può arrivare all’85% degli spostamenti, una tendenza che si riflette nella preponderanza di programmi per nuove strade e autostrade, senza intaccare le aree ancora non servite dal trasporto collettivo con progetti innovativi e migliorativi dell’attuale scenario, dominato dalla motorizzazione di massa.
Non fa eccezione il trasporto delle merci su gomma, nonostante il PRMT contenga programmi di incentivazione al trasferimentosu rotaia di questo essenziale comparto dell’economia regionale. Mancando una strategia industriale, molte delle ottanta opere viabilistiche previste dal PRMT non faranno altro che rafforzare il ‘far west’ degli insediamenti logistici, per i quali solo nel 2023 sono stati transati 1,3 Mln di mq sui 10,5 già esistenti, evitando di costruire alternative sia per il trasporto e la consegna delle merci, e assecondando una disorganizzazione degli attrattori di mobilità, destinata ad affossare ulteriormente l’efficacia dei servizi di trasporto collettivo.
Queste ottanta realizzazioni, tra le quali opere palesemente inutili e dannose come la Bergamo-Treviglio, l’autostrada regionale Cremona Mantova o la devastante Tangenziale di Abbiategrasso, per non parlare di Pedemontana, confermano i ‘contenuti prioritari’ del Programma, ovvero il completamento delle opere principalmente viabilistiche prima che il potenziamento di quelle ferroviarie o la progettazione di nuove linee di trasporto collettivo.
Vista la situazione lombarda, aggravata da picchi di inquinamento che proseguono la serie negativa di superamenti delle normative europee, la strategia da seguire sarebbe quella di una riduzione del danno realizzata con l’ottimizzazione dell’esistente, ma il pur efficace ‘paradigma ASI’ (Avoid, Shift, Improve, ovvero riduzione della domanda, spostamento su modalità più sostenibili ed efficientamento dell’esistente), adottato nelle più avanzate pianificazioni trasportistiche, come in questo PRMT, sottopone la riduzione della domanda a un laconico ‘da realizzare nel quadro delle politiche regionali’.
“I molti, troppi investimenti in nuove infrastrutture stradali e autostradali, costose quanto insostenibili, impediscono una vera innovazione nei trasporti lombardi,” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Sarebbe invece opportuno il deciso potenziamento di un trasporto collettivo che sia innovativo nei piani di esercizio e nella capillarità, prima di pensare a tecnologie avveniristiche ma che non risolvono i problemi del presente, come l’idrogeno scelto per la Brescia Edolo, e un trasporto delle merci che mostri una qualsiasi strategia di politica e industriale che eviti la crescita disordinata degli insediamenti logistici per far diventare questo settore un punto di riferimento europeo quanto ad alta efficienza e ridotto spreco di energia e di territorio”