Eccessivi ed illeciti spandimenti nei campi agricoli: in Lombardia liquami e letami da allevamenti sono circa 40 milioni di tonnellate, 8 volte il peso di tutti i rifiuti urbani.

Dopo l’intossicazione di oltre cinquanta dipendenti di una ditta di logistica a Telgate (BG) Legambiente annuncia un esposto a Procura e Carabinieri Forestali

Legambiente: “La pianura agricola lombarda sempre più area di crisi ambientale, occorre dimezzare i capi allevati”

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Dopo l’ennesimo episodio di malori legati ad emissioni moleste da spandimento di liquami zootecnici, che ha intossicato 52 dipendenti di una logistica a Telgate (BG), Legambiente annuncia un esposto alla Procura di Bergamo e ai Carabinieri Forestali, per contestare la legittimità della condotta dei responsabili dell’inquinamento.

Dal 1° novembre, infatti, per effetto delle condizioni atmosferiche che impediscono la dispersione degli inquinanti, in tutta la pianura lombarda è stato disposto il divieto di spandimento di liquami zootecnici, come risulta dalla comunicazione regionale (bollettino nitrati) che viene diramata con cadenza bisettimanale a tutti gli agricoltori.  Al di là della condotta illecita di singoli allevatori, che sarà eventualmente accertata dalle autorità preposte, quanto accaduto è indizio di una situazione sempre più critica relativamente all’intensità di allevamento nella Pianura Lombarda.

“Spinto da un imperativo di aumento della produttività, l’allevamento lombardo è sempre più insostenibile,” afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Le aziende agricole chiudono perché i margini sono sempre più risicati, ma i capi allevati non si riducono, bensì si concentrano in allevamenti sempre più grandi, e con sempre maggiori problemi di gestione degli effluenti, quasi sempre in eccesso rispetto alle superfici coltivate che sono disponibili per il loro corretto spandimento.”

In questo modo letami e liquami di allevamento, che dovrebbero essere una risorsa per rifornire i nutrienti del suolo, diventano sostanze problematiche, veri e propri rifiuti che vengono smaltiti nei campi coltivati. La normativa europea e italiana sui rifiuti è infatti chiara: gli effluenti zootecnici sono esclusi dalla definizione di ‘rifiuto’ ma solo nella misura in cui il loro reimpiego avviene secondo buona pratica agricola. Quando questa non è rispettata, ovvero quando i quantitativi distribuiti nei campi eccedono il fabbisogno di nutrienti delle colture, l’esclusione viene meno, e lo spandimento diventa a tutti gli effetti una pratica (illecita) di smaltimento rifiuti. E non stiamo parlando di modiche quantità: la produzione complessiva di liquami e letami negli allevamenti lombardi è di circa 40 milioni di tonnellate, cioè quasi 10 volte il peso di tutti i rifiuti urbani prodotti in Lombardia.

“Si tratta di un volume mostruoso di rifiuti biologici, pari ad almeno il doppio del quantitativo impiegabile sui suoli senza causare pericolose esalazioni e inquinamenti atmosferici, delle risorse idriche e dello stesso suolo,” spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. “Pochi giorni fa l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato il proprio rapporto sulla salute del suolo, da cui risulta che la pianura Lombarda è uno dei principali hotspot europei di inquinamento dei suoli causati da eccessivi apporti di nutrienti: l’intensità dell’allevamento lombardo è talmente elevata da avere trasformato i terreni agricoli in un’area di grave crisi ambientale. Occorre una politica agricola regionale che persegua un riequilibrio tra numero di capi allevati e territorio, accompagnato dalla valorizzazione delle produzioni, per sostenere la remunerazione dei produttori e impedire la chiusura delle stalle.” 

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