Ancora oggi insufficiente il contributo delle ferrovie regionali contro la congestione da traffico.
Legambiente: “La priorità al trasporto collettivo è il futuro delle nostre città, insieme a una ciclabilità diffusa e a uno spazio pubblico più sicuro per tutti. Milano e Bergamo esempi di efficienza, adesso serve maggiore impegno alla demotorizzazione.”
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Nonostante un confronto impietoso del trasporto pubblico locale italiano con l’Europa in termini di capillarità e affidabilità del servizio, le maggiori città lombarde vedono crescere il loro potenziale, interessate come saranno da importanti realizzazioni infrastrutturali: Milano con i prolungamenti di M1 (Sesto FS-Monza Bettola e Bisceglie-Quartiere Olmi) ed M4 con la tratta Linate Aeroporto-San Cristoforo, per non parlare delle tranvie, con le tratte Niguarda-Cascina Gobba e Bausan-Villapizzone e la riqualificazione della Milano-Limbiate e le metrotranvie Milano-Desio-Seregno; Brescia con la tranvia Pendolina-Fiera, Bergamo con la T2 che segue il successo della T1. Uno scenario che va integrato con parcheggi di interscambio in rete per facilitare l’utente finale. Per citarne alcune.
Nell’era dello smart working, occorre più flessibilità dell’offerta di mobilità, con modalità e tariffe da disegnare anche su chi si avvicina sporadicamente ai centri maggiori, evitando calendari di utilizzo troppo rigidi per le attività lavorative o scolastiche.
Integrare la spinta infrastrutturale con l’offerta di servizi e di prodotti di abbonamento è la chiave per contrastare una motorizzazione fuori controllo, con sei capoluoghi lombardi (Lodi, Pavia, Sondrio, Lecco, Bergamo e Brescia), si attestano su valori compresi tra i 610 e i 640 autovetture ogni 1.000 abitanti, mentre i capoluoghi di Como, Cremona, Monza, Mantova e Varese, superano le 640 unità per toccare le 700 unità (media nazionale: 681).
Segnali preoccupanti di una motorizzazione ovunque troppo incombente. Anche Milano, pur facendo meglio di tutte le altre città italiane con 510 auto ogni mille abitanti, non riesce a ridurne il numero, aumentando in un solo anno, dal 2021 al 2022, del 2,7% il proprio carico di auto e le conseguenze ambientali sulla città.
Il trasporto su gomma è infatti responsabile del 44% per cento delle emissioni di PM10 e del 67% di quelle del biossido di azoto, generando ben il 35% del particolato atmosferico di tutta la regione. Numeri impressionanti che rinforzano il ruolo del TPL nella transizione ecologica, e nell’efficienza della mobilità più in generale, quanto più si pensi che il sistema ferroviario metropolitano e le varie ZTL non riescono a far diminuire il flusso che, alle oltre 680.000 automobili residenti a Milano, vede aggiungersi dalle 600.000 alle 800.000 automobili ogni giorno dei pendolari.
“Numeri impressionanti quelli fotografati dal rapporto Pendolaria Aree Urbane anche in Lombardia” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Grazie a importanti investimenti vediamo città più ricettive sullo sviluppo del TPL, a fronte di una Regione stazionaria sul trasporto ferroviario locale e paurosamente in deficit sulle autolinee. Ci si avventura in inopportune e costose innovazioni come l’idrogeno, da fonti fossili, ma non si investe nella frequenza del servizio e soprattutto nella sua affidabilità, continuando a spostare fondi su nuove autostrade. Una forzatura che si paga in termini di inquinamento e di invivibilità delle città. Trovare un nuovo equilibrio tra mobilità sostenibile, ridisegno dello spazio pubblico e esigenze delle attività produttive è urgente. Gli strumenti ci sono, occorre metterli in pratica seguendo gli esempi virtuosi già esistenti”.