In Lombardia il consumo di suolo continua a crescere, la legge regionale ha fallito i suoi obiettivi. In Lombardia lo sviluppo del settore logistico avviene al di fuori di ogni pianificazione
Legambiente: “Logistica aggressiva in tutta la regione, i piccoli comuni finiscono per cedere, necessario tutelare i suoli agricoli rifunzionalizzando le aree dismesse.”
Nella bassa bergamasca sta per atterrare uno dei giganti della logistica mondiale, il gruppo MSC, intenzionato a realizzare un terminal intermodale a Cortenuova, non lontano dalla linea ferroviaria Torino-Venezia, la dorsale del trasporto merci in Pianura Padana. La notizia non sarebbe in sé negativa, anzi: una infrastruttura del genere sarebbe infatti in grado di svolgere un servizio essenziale per il supporto al trasporto merci via ferro, togliendo un bel po’ di TIR di lunga percorrenza dalla nostra rete autostradale.
A preoccupare è però il deserto progettuale in cui questa infrastruttura approccia il territorio lombardo: la logistica è il settore economico responsabile della gran parte del consumo di suolo nel Nord Italia ma, nonostante ciò la Regione Lombardia, che ne è il principale attrattore, non ha ancora pensato a dotarsi di alcuna pianificazione per lo sviluppo del comparto, che quindi procede a briglia sciolta.
Basta scorrere i dati dei comuni che, nell’ultimo decennio, hanno accusato la maggiore perdita di suolo, come San Giorgio Bigarello, in provincia di Mantova lungo la A22, Calcinato, Lonato e Chiari in provincia di Brescia, Calcio, Casirate, Covo, Cividate e Cortenuova nella bergamasca, Landriano, Siziano, Belgioioso e Vidigulfo nel pavese, Casalpusterlengo in provincia di Lodi… di fronte a tanto proliferare di grandi capannoni in piccoli centri della campagna lombarda, diventano più chiari gli interrogativi posti dai circoli di Legambiente più vicini al progettato terminal ferroviario di Cortenuova.
– Quale sarà il traffico pesante generato a livello locale? – Come e dove si svilupperà l’indotto di questa nuova infrastruttura, in termini di nuovi e ulteriori capannoni e opere stradali? – Come mai non si riesce a programmare la rifunzionalizzazione di aree dismesse di cui è costellato il nostro territorio o a distribuire in modo equo ed efficiente tra i comuni i benefici e gli oneri che derivano da nuovi insediamenti industriali?
“In Lombardia la logistica persegue una logica aggressiva, andando a bussare ai comuni, a uno a uno, fino a che trova un sindaco che accetta le lusinghe dei promotori immobiliari,” commenta Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. “Il conto immediato lo paga la ridotta disponibilità di suolo agricolo, ma anche i comuni limitrofi, che subiscono gli effetti del nuovo grande insediamento sul territorio confinante. Regione Lombardia è la grande assente nel processo di sviluppo di un settore industriale che invece potrebbe generare condizioni per un rinnovamento del tessuto produttivo, in armonia con le esigenze dei territori”
A confermare il ruolo della logistica come grande promotore del consumo di suolo è la coincidenza statistica tra le province lombarde che accusano le maggiori perdite di suolo agricolo e quelle in cui il fenomeno logistico cresce in modo più tumultuoso. Il consumo di suolo si abbatte principalmente sulla provincia di Brescia e, a seguire, su quelle di Bergamo e Milano. Queste tre province pesano da sole per oltre la metà di tutto il suolo consumato in Lombardia tra il 2015 e il 2022.
Il dato più preoccupante è quello relativo alla tendenza: nello stesso periodo il consumo di suolo in Lombardia è più che raddoppiato, passando dai 401 ettari misurati come incremento di superfici cementificate nel 2016 rispetto al 2015, ai 908 misurati nel 2022 in rapporto al 2021.
“Questo dato certifica il fallimento completo della legge lombarda che avrebbe dovuto contenere la crescita del consumo di suolo, la L.R. 31 approvata alla fine del 2014, e da noi già allora contestata,” dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Il consumo di suolo non si arresta con artifici burocratici, ma rendendo la cementificazione dei suoli agricoli economicamente svantaggiosa e attivando un programma per il risanamento delle aree industriali dismesse, da rendere disponibili per un nuovo sviluppo economico. Oggi, nonostante la legge del 2014, gli operatori del settore immobiliare logistico continuano invece ad investire su suoli agricoli, i più facili da urbanizzare. Il risultato è un consumo di suolo che accelera invece di diminuire.”