“Legge innovativa e positiva fin dalla sua introduzione, ma i parchi non ancora nati sono un’occasione persa: il Po si rischia di perdere il treno dei fondi PNRR, e a Milano il parco metropolitano non è ancora decollato”
La misura del successo dei parchi si coglie nel confronto con i territori circostanti, dove torna a crescere la curva del cemento: fuori controllo la logistica, anche nelle aree protette.
Malpensa ferita aperta, Legambiente annuncia strenua battaglia legale.
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Oggi all’Ecoforum Natura di Legambiente Lombardia si sono celebrati i quaranta anni della legge regionale 86/1983, norma istitutiva del primo sistema regionale delle aree protette d’Italia. Una legge che ha avuto il merito di tutelare, e in alcuni casi perfino di ricostruire, alcuni tra gli ecosistemi più preziosi di una delle regioni più densamente urbanizzate in Europa, in un crescendo di consenso laddove gli enti gestori sono riusciti a interpretare la sfida ambientale, coniugandola con opportunità e progetti che hanno intercettato risorse economiche, mettendole a disposizione dello sviluppo locale.
Ciò non è invece avvenuto laddove i parchi, pur previsti come naturale sviluppo del sistema, non sono nati: il caso più eclatante è sicuramente quello del Po, il nostro grande fiume che in Lombardia non gode di alcuno statuto di tutela; è cronaca di questi giorni il rischio che la Lombardia perda il finanziamento da 357 milioni di euro del PNRR per la rinaturazione del Po, compromesso dal fuoco incrociato – e paradossale – di agricoltori e pioppicoltori.
Quella della rinaturazione del Po è invece un’occasione irripetibile, proprio per le imprese e le comunità del territorio, che rischia di sfumare anche a causa dell’insufficienza del sistema di governo territoriale. Altra grande occasione persa, è stato rimarcato durante il convegno, è quella della realizzazione del parco metropolitano milanese, che avrebbe dovuto unire le forze e le strutture degli enti gestori per consolidare la cintura verde come grande infrastruttura territoriale per la sostenibilità della metropoli lombarda.
Ma mentre i parchi registrano i risultati di un investimento pluridecennale, fuori dal perimetro dell’area protetta la Lombardia fa pessima mostra dei risultati dell’assenza di una pianificazione territoriale. A svelarlo sono anche i dati di crescita del consumo di suolo fotografati oggi dall’annuale report di ISPRA: per la Lombardia si conferma, aggravato, il dato di una accelerazione della corsa a cementificare i territori.
Archiviata la lezione del COVID (‘non si può vivere sani in un pianeta malato’), a un decennio dall’approvazione della legge regionale sul consumo di suolo (che gli ambientalisti avevano chiamato ‘ammazzasuolo’ per smascherarne i veri intenti), in Lombardia torna a farsi sentire con prepotenza il rumore delle ruspe, in particolare nell’asse della BreBeMi (Brescia, Bergamo e Milano), con propaggini verso la via Emilia (provincia di Lodi) e in direzione del Porto di Genova (Pavia): sono i territori della cosiddetta ‘Regione Logistica Milanese’, dove dilagano i capannoni logistici catapultati da società multinazionali nel bel mezzo dei campi agricoli più fertili della Pianura Padana, in un quadro di vuoto pneumatico di programmazione territoriale da parte di Regione Lombardia.
“Assistiamo a un’allarmante crescita di piastre logistiche in territori di piccoli comuni a spiccata vocazione agricola, senza che nessuno si interroghi circa il destino di vastissime aree dismesse abbandonate dall’industria nei decenni passati,” spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. “Sprechiamo nuovo suolo senza rimettere in circolo migliaia di ettari di sedimi industriali abbandonati e spesso inquinati. Quella che dovrebbe essere una grande opportunità economica si trasforma così in un deteriore spreco di risorse territoriali, la Regione ha una grave responsabilità nel non aver intrapreso una necessaria opera di programmazione territoriale dello sviluppo di questo settore”
L’evento di Legambiente è stato anche raggiunto dall’infausta notizia delle votazione alla Camera del provvedimento che riapre il procedimento – chiuso per esito negativo della valutazione di Impatto Ambientale – per l’ampliamento dell’aerostazione di Malpensa a spese delle brughiere del Parco del Ticino.
“Una irricevibile decisione sostenuta dal Governo ci costringe a riaprire una vertenza su cui siamo fortemente determinati a perseguire tutte le strade legali a tutela dell’ambiente e dei diritti,” dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Arriveremo fino alla Corte di Giustizia Europea, affinché non sia distrutto uno degli habitat lombardi più preziosi, tutelato dal Parco del Ticino fin dalla sua fondazione. Non si protegge il territorio con colpi di mano parlamentari, ma sviluppando progetti di qualità che dialoghino con il territorio e le sue vulnerabilità, come gli enti gestori dei parchi lombardi hanno da sempre saputo fare nel corso della loro storia.”